Club Lions aderenti al tema di studio dei Popoli Indigeni


Per organizzare un incontro-convegno sui Popoli Indigeni, si prega di contattare Raffaella Milandri al 335 6126630 o di scrivere a raffaellamilandri@gmail.com.

domenica 18 agosto 2024

Chi è Raffaella Milandri (Biografia e bibliografia)

Raffaella Milandri


 Non è semplice descrivere Raffaella Milandri e le sue attività: è un personaggio poliedrico e improntato ad una schiettezza e a una chiarezza di intenti non comuni. Con i suoi oltre dieci libri pubblicati in tredici anni, i suoi viaggi in solitaria in ogni angolo di mondo, le sue foto che sembrano voler catturare l’anima dei soggetti, spesso membri di tribù indigene poco conosciute, e i suoi scritti in cui le sue parole dipingono popoli, è una donna che innesca naturalmente la curiosità di chi ha una ampia apertura mentale. Ha rischiato molte volte la vita, anche a causa delle sue inchieste per i diritti umani, e dice: “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”.

Biografia

Scrittrice, giornalista, editore e fotografa, Raffaella Milandri, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è studiosa dei Popoli Indigeni e in particolare dei Nativi Americani e laureata in Antropologia. È membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e membro adottivo della tribù Crow in Montana. Fondatrice del Gruppo Editoriale Mauna. Presidente della associazione Omnibus Omnes Onlus, patrocinata dalla UNRIC Italia (ONU Italia). Attualmente è una dei massimi esperti italiani sui Nativi Americani, storia e attualità. Si sta dedicando alla opera di recupero di opere di autori nativi americani, traducendo e curando diversi libri.

Cura una serie di video tematici su youtube, “Nativi Americani ieri e oggi”  (qui link alla playlist), una rubrica radiofonica su Radio Talpa, “Nativi Americani ieri e oggi”, dedicata anche alla musica nativa americana (qui link alla playlist )  e una rubrica giornalistica, “Nativi”, su L’Antidiplomatico (qui link alla lista di articoli), oltre ad aver curato articoli per Focus Storia, Far West Gazette e, in passato, per il Corriere della Sera.

Come viaggiatrice solitaria è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo. Ha dichiarato: “Sono molto fiera di essere membro adottivo della famiglia Black Eagle dei Crow, tribù di Nativi Americani del Montana. E altrettanto fiera del mio nome in lingua originale, Baa Kuuxsheesh, che ha segnato una nuova tappa della mia vita e che significa ‘Aiuta gli altri’. Vorrei ricordarlo e dirlo sempre ad alta voce. La fratellanza è sacra. Un grande onore anche la adozione presso il popolo indigeno dei San, Boscimani del Kalahari. Il mio nome per loro è Nxuwa, che deriva da un tubero che il popolo boscimane porta con sé nel deserto per combattere la sete, la fame e la stanchezza”. 

Raffaella Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali, attraverso campagne di informazione, appelli, petizioni e conferenze. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche, numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. Si impegna in campagne informative sul turismo responsabile nei Paesi in via di sviluppo. Tra le mete dei suoi viaggi, in solitaria e spesso in fuoristrada, ricordiamo la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari, il Tibet, il Kimberly in Australia. Tra i Popoli Indigeni oggetto delle sue campagne per i diritti umani, i Nativi Americani, i Pigmei Bakà, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa. Ha affermato: “Avverto una incredibile urgenza nel mio viaggiare e divulgare, per documentare le discriminazioni dei diritti umani. La globalizzazione avanza a passi rapidi, ma spesso non porta con sé il Progresso positivo, anzi accelera il processo di estinzione di popoli che da decine di migliaia di anni vivono nelle stesse terre, legati alle loro tradizioni e culture, uniche e irripetibili”.

Libri pubblicati  e tradotti (con link nel titolo alla scheda libro completa)

tutti disponibili sia in edizione cartacea sia ebook.

PUBBLICAZIONI

Liberi di non Comprare. Un invito alla Rivoluzione, seconda edizione 2019.

Gli Ultimi Guerrieri. Viaggio nelle Riserve Indiane, prima edizione 2019.

In Alaska. Il Paese degli Uomini Liberi, seconda edizione 2019.

In India. Cronache per Veri Viaggiatori, seconda edizione 2019.

Lessico Lakota. Storia, Spiritualità e Dizionario Italiano-Lakota, (con M. Blasini), prima edizione 2019.

La mia Tribù. Storie autentiche di Indiani d’America, seconda edizione 2020.

Lessico Cherokee. Storia, Spiritualità e Dizionario Italiano-Cherokee, (con M. Blasini), prima edizione 2021.

Nativi Americani. Guida alle Tribù e alle Riserve Indiane degli Stati Uniti, prima edizione 2021.

Io e i Pigmei. Cronache di una Donna nella Foresta, seconda edizione 2022.

Le scuole residenziali indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco, prima edizione 2023.

TRADUZIONI, CON INTRODUZIONE E NOTE

Racconti di Nativi Americani: Old Indian Legends di Zitkala-Sa, traduzione e note, (con T. Totò),prima edizione 2021.

Racconti di Nativi Americani: Plenty Coups. Capo dei Crow di Frank B. Linderman, traduzione e note, prima edizione 2022.  

Racconti di Nativi Americani: Il mio popolo. I Sioux di Luther Standing Bear, traduzione e note, prima edizione 2022.   

Racconti di Nativi Americani: Infanzia indiana di Charles Eastman, traduzione e note, prima edizione 2023.   

Racconti di Nativi Americani: Eroi e grandi capi indiani di Charles Eastman, traduzione e note, prima edizione 2023.   

Racconti di Nativi Americani: La Terra dell’Aquila Maculata di Luther Standing Bear, prima edizione 2023.

Racconti di Nativi Americani. I cinque di mezzo. Ragazzi indiani a scuola di Francis La Flesche, traduzione e note, prima edizione 2024.

Gli Indiani d’America e la loro musica di Frances Densmore, traduzione e note, prima edizione 2024. 

sabato 13 agosto 2016

Uomini o dinosauri di Raffaella Milandri ©



Molte etnie indigene nel mondo sono a rischio di estinzione. Senza alcuna tutela. Dalle più remote foreste pluviali, a deserti infuocati, ad altitudini maestose, sul Pianeta Terra vi sono popoli indigeni che hanno creato rapporti simbiotici con le loro terre ancestrali, perfezionando una cultura di sopravvivenza e di adattamento all'ambiente nel pieno rispetto dei più svariati ecosistemi. Lo stile di vita di questi popoli, ai ritmi della natura, e nel pieno rispetto di essa, ha fatto sì che nelle loro terre non si siano estinti, come altrove, animali, piante, biosistemi. Guardiani della natura, ambientalisti, ecologisti perfetti, i popoli indigeni sono fratelli nel condividere una storia tragicamente simile. Le loro terre sono -ancora per poco incontaminate, senza inquinamento, senza quei fili elettrici e telefonici, senza quei gasdotti e oleodotti che ovunque nel mondo moderno scorrono come cicatrici ed elementi alieni. Ma queste terre, gli ultimi paradisi terrestri sopravvissuti ai giorni nostri, in Africa, Asia, Oceania e nelle Americhe, sono spesso ricche di risorse e giacimenti -oro, diamanti, bauxite, carbone, petrolio, foreste- che decretano spesso la distruzione, la cancellazione, la persecuzione per questi popoli , in nome del 'Progresso' .
E' curioso come estinzione di animali ed estinzione di etnie indigene facciano spesso un percorso tristemente similare di fronte alla globalizzazione; mentre invece, laddove condividano lo stesso ambiente, animali e popoli indigeni vivono nella armonia dettata dalle esigenze naturali: nutrirsi e prendersi cura della famiglia, e sopravvivere alle impervietà della Natura.
Purtroppo, la estinzione di specie animali suscita ben più clamore di quella di una razza umana, come quella dei Pigmei, ad esempio, che stanno per scomparire insieme alle loro amate foreste, o dei Boscimani, che sono oggetto di un attacco mirato nel nome del vangelo Denaro. Un vangelo che predica la legge del più forte, in terre remote e dimenticate.
 'Homo homini lupus', sono sempre uomini che mettono in pericolo l’esistenza di razze di uomini. Quando sta per estinguersi una specie animale l'uomo se ne ritiene responsabile e, se possibile, prende adeguate contromisure di protezione, e lancia l’allarme. Nel 2011 ad esempio è stato lanciato il 'Save the frogs Day', per salvare le rane. In Italia, c’è il 'Progetto Rospi', per aiutare i rospi ad attraversare la strada senza essere uccisi. In una marea di contraddizioni, non ultima quella dell'orsa Daniza. Navigando su internet poi si prende atto che sono a rischio di estinzione religioni, film, ortaggi, parole. Poca o nessuna premura per la estinzione di popoli.
Nel 2010 è morta l’ultima donna della tribù dei Bo, nelle Isole Andamane. E Gyani, l’ultima dei Kusunda, in Nepal, dice: «Sono l’ultima a parlare la mia lingua».
La forte discriminazione di cui sono oggetto i popoli indigeni è spesso causata anche dalla mancanza di comunicazione degli stessi con istituzioni e governi, a causa della assenza di scuole idonee che insegnino loro le lingue principali. I loro preziosi dialetti, infatti, spesso costituiscono un muro e aiutano l'isolamento e la mancata conoscenza dei loro diritti. Leggi di tutela adeguate per i popoli indigeni non esistono o, come nel caso del Forest Right Act in India, sono spesso violate. Il diritto dei popoli indigeni alla propria terra, alla propria religione, alla propria lingua, al proprio nome e alla propria esistenza è stato violato centinaia di anni fa ed è violato ora. «I nostri nomi originali sono stati cambiati, storpiati e poi cancellati. La nostra lingua e la nostra religione sono state vietate per tanti anni. Ed ora stiamo lottando per ricomprare la nostra stessa terra, a prezzi salatissimi. E stiamo istituendo scuole dove venga insegnato il nostro linguaggio», mi racconta Marie della tribù di nativi americani dei Salish, negli Stati Uniti.
Non esiste altro posto dove i popoli indigeni vogliano nascere, vivere e morire: la terra dei padri.
«Datemi un carro, un asino: voglio tornare a casa» mi dice una donna boscimane in Botswana. Non desidera altro. Deportata dal deserto, strappata da 'casa', a causa del ritrovamento di un ricco giacimento di diamanti, non vuole soldi o una casa o un lavoro: vuole tornare alla sua terra ancestrale. «La nostra vita è molto peggiore di quella dei nostri padri. Fuori dalla foresta non sappiamo come vivere. Siamo vittime di soprusi e violenze», mi confida esasperata una donna pigmea in Camerun. «Dopo averci arrestato e torturato, ci hanno detto: toglietevi di mezzo o spariamo su tutti», mi racconta un adivasi dell’Orissa, dove per una miniera di bauxite vi sono state deportazioni di interi villaggi. Oggi si è tutti adirati e pronti a far la voce grossa per ripulire la propria fetta di mondo. Ma proprio per la globalizzazione la nostra fetta di mondo non è più limitata al quartiere, alla città, al Paese. Ciò che accade in Giappone arriva a toccarci in un attimo. I mercati finanziari sono soggetti all’effetto domino immediato. Il mondo è di tutti. La cultura dei popoli indigeni è un tesoro che appartiene a tutti e va
salvaguardato prima che scompaia.
Molti governi non hanno ancora applicato i principi della Dichiarazione Onu sui diritti dei popoli indigeni e della Convenzione dell’ILO (n. 169) sui popoli indigeni e tribali. Che è stata finora ratificata solo da 22 Paesi nel mondo. La ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization) è l’ agenzia delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra e 179 Paesi membri, che si occupa di promuovere il lavoro, in condizioni di pace, libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità; promuove i diritti dei lavoratori ed è responsabile dell’attuazione delle norme internazionali del lavoro, promuovendo pace, prosperità e progresso. L’Italia è stato membro e dal 1919 ha ratificato più di 100 Convenzioni internazionali. Ma non ancora la ILO 169, che mette per iscritto i diritti dei popoli indigeni e questioni d'importanza vitale: garanzia dei diritti umani e delle libertà fondamentali; il diritto all'identità culturale e alle tradizioni comunitarie; il diritto alla partecipazione dei popoli interessati alle decisioni che li riguardano; l'uguaglianza di fronte all'amministrazione ed alla giustizia. L’Italia nel 2000, insieme alla Germania, ha rifiutato di aderire alla ILO 169, obiettando che non ha popoli indigeni che vivono nel Paese. Ma è molto importante che anche l’Italia ratifichi la ILO 169 in quanto trattato universale a garanzia dei diritti delle popolazioni indigene. E’ una adesione doverosa in nome dei diritti umani di queste popolazioni che hanno subito già stermini, abusi, privazioni, esili ed oggi sono spesso tragicamente minate da alcol, AIDS, suicidi. Stanno perdendo la loro identità e hanno pieno diritto, dopo che le loro terre sono state usurpate per petrolio, oro, diamanti, uranio, legname, a recuperare la loro dignità e a mantenere le loro tradizioni, fortemente legate alla terra ancestrale. Questi popoli e le loro tradizioni non possono rimanere solo nei documentari o nei film.
Esiste una Giornata Internazionale dei Popoli indigeni, celebrata il 9 agosto, proclamata per la prima volta dalla Assemblea Generale dell'ONU a dicembre nel 1994 affinché fosse celebrata ogni anno per tutta la durata del primo Decennio Internazionale dedicato ai Popoli indigeni (1995 – 2004). Nel 2004 l’Assemblea ha proclamato un secondo Decennio internazionale, dal 2005 al 2015. Si auspica che la Giornata da Internazionale  diventi Mondiale. Quale attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, ritengo fondamentale anche valutare la pertinenza del Parlamento Europeo, per applicare un monitoraggio dell’impatto commerciale , sociale, culturale e ambientale delle aziende europee che operano nelle aree abitate da popoli indigeni ( e cito ad esempio la interrogazione parlamentare del 21 giugno 2011 Colombia-UE). Importantissimo anche un controllo severo dell’impatto turistico causato da flussi europei nelle zone abitate da popoli indigeni, talvolta estremamente dannoso a livello culturale, senza peraltro che arrechi benefici economici alle popolazioni, bensì solo agli operatori turistici che sfruttano il folklore locale senza scrupoli. E inoltre, un monitoraggio delle manifestazioni ed eventi organizzati in Europa dove si richiedano interventi ed esibizioni di popoli indigeni in condizioni di povertà. Essi vengono spesso sfruttati senza percepire ricompense adeguate, violentati culturalmente per poi tornare alla loro miseria.
In questo senso andrebbero anche sensibilizzate le ambasciate europee in loco per evitare un traffico di 'danzatori' e “suonatori' che ricordano il Wild West Show dell’Ottocento. E' ora di decidere a quale tribù apparteniamo: quella che sostiene i popoli indigeni, o quella che si ritiene più 'evoluta'? Quella che crede nella giustizia e nei diritti umani, o quella degli europei 'colonizzatori'?
Tratto da articolo già pubblicato su L'Indro


venerdì 7 agosto 2015

Si celebra la Giornata Onu dei Popoli Indigeni il 9 Agosto

Il 9 Agosto 2015 si celebra la Giornata Onu a San Benedetto del Tronto

Foto di Raffaella Milandri

A lanciare l'appello è la nota attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, Raffaella Milandri, che da anni si batte con petizioni, conferenze e pubblicazioni a favore di questi popoli dimenticati che ogni giorno combattono silenziosamente per la loro sopravvivenza. La Milandri durante uno dei suoi viaggi tra le tribù dei più svariati angoli di mondo è diventata membro adottivo della tribù dei Crow, in Montana: una indiana d'America, una indigena anche lei. " Non vogliamo che questi popoli diventino un giorno solo protagonisti di favole per bambini: c'erano una volta i Pigmei, nella foresta, o gli aborigeni, in Australia....Ho documentato molte situazioni che sembrano già favole crudeli: interi popoli a rischio di estinzione per la brama di denaro di multinazionali e governi. Ho le testimonianze accorate di indigeni che chiedono aiuto per salvare le loro identità, culture, tradizioni, linguaggi che sono un Patrimonio dell'Umanità".
Proprio per sensibilizzare la opinione pubblica e i media in favore di questi popoli, Raffaella Milandri celebrerà il 9 agosto, Giornata dei Popoli Indigeni, , con il patrocinio dell'Onu e con la associazione Omnibus Omnes di cui è presidente: "I popoli indigeni sono in pericolo e rischiano di scomparire a causa dello sfruttamento delle risorse celate nelle loro terre ancestrali, . Senza alcuna morale e scrupolo, i loro diritti umani sono continuamente violati. Eppure i popoli indigeni sono la chiave del nostro futuro, l'ultimo scampolo del nostro passato di Uomini a contatto con la Natura, ambientalisti, ecologisti perfetti. E' più facile che un giorno noi ci ritroveremo a vivere come loro, a causa della nostra insensata corsa verso la distruzione della Natura, che non loro vivranno mai come noi. Noi non siamo più in grado di procurarci acqua e cibo, siamo schiavi delle nostre comodità: elettricità, riscaldamento, petrolio. Ormai, senza gps, non siamo in grado nemmeno di orientarci, nel nostro mondo "civile" ".
La celebrazione della Giornata Onu dei Popoli Indigeni si svolge a San Benedetto del Tronto, dove verrà letta la dichiarazione del Segretario Generale Onu Ban ki Moon sui Popoli Indigeni, insieme a dichiarazioni di Nativi Americani Lakota, Cheyenne e Crow.
Tra le dichiarazioni, anche quella del fratello adottivo Crow della Milandri, Cedric Black Eagle, ex Presidente della nazione Crow, nella cui famiglia figura come fratello adottivo ufficiale nientemeno che Barack Obama. Chiediamo alla Milandri se il Presidente Obama è quindi anche suo fratello. "Cedric va regolarmente alla Casa Bianca e ha rapporti con Obama; io invece non ho ancora avuto questa opportunità, per ora." La Giornata dei Popoli Indigeni, a cura della Omnibus Omnes, prosegue con una mostra dell'artista Tonino Pantanelli con quadri sui Nativi Americani, la proiezione di vignette e cortometraggi del cartoonist nativo americano Ricardo Catè e con un laboratorio creativo di "acchiappasogni", i tipici amuleti degli Indiani d'America.  
Una giornata importante, quindi, questo 9 agosto, per ricordare che i popoli indigeni sono 370 milioni di persone, che costituiscono il 15% della povertà del mondo e un terzo della popolazione mondiale rurale in estrema povertà.(dati tratti dal report 2014 di Victoria Tauli Corpuz, Delegato speciale sui Diritti dei Popoli Indigeni all'Onu)